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Il recupero industriale delle antiche scorie ferrifere di Baratti si è articolato in tre fasi storiche, portando elementi originali per la loro interpretazione.
prima fase, 1920 – 1929:
- processo di industrializzazione nazionale, con Giovanni Giolitti.
- l’Italia in guerra nel 1915 a fianco di Francia, Russia e Inghilterra cambiando fronte di alleanza
Nella prima fase, 1920 – 1929, si intuisce le ragioni della debolezza strutturale del processo di industrializzazione nazionale, sostenuto da Giovanni Giolitti.
Si chiarisce il motivo per cui l’Italia entrò in guerra solo nel 1915 a fianco di Francia, Russia e Inghilterra dopo quasi tre decenni di proficua alleanza con l’Austria e la Germania.
Una storia che chiarisce anche un particolare aspetto della crisi del dopoguerra e, a livello locale, spiega le ragioni dell’apertura di una sofisticata miniera quando restavano disponibili i migliori minerali elbani, mentre venivano spenti gli altiforni di Bagnoli, Piombino e Portoferraio.
seconda fase, 1937 -1943:
- piano autarchico per la siderurgia
- la nuova guerra iniziata nel 1939
- la distruzione degli stabilimenti siderurgici di Bagnoli, Piombino, Portoferraio.
Nella seconda fase, 1937 -1943, si possono ricostruire gli scopi dell’autarchia, i criteri del piano autarchico per la siderurgia dal minerale e i provvedimenti presi dalla Finsider, con la creazione della Società Ferromin, per affrontare la nuova guerra iniziata nel 1939.
A partire dal 1942 l’esercizio minerario coglie un fondamentale aspetto che spiega le ragioni per cui quella guerra non poteva essere vinta dall’Italia e, in fondo, nemmeno dalla Germania.
La distruzione degli stabilimenti siderurgici di Bagnoli, Piombino, Portoferraio e di quello, mai entrato in funzione, di Cornigliano provocò l’immediato abbandono del campo minerario.
terza fase, 1952 -1961/1969:
- il riaprire la Miniera di Baratti
- il successo della siderurgia nazionale e
- l’affermarsi del “miracolo economico italiano”
Nella terza ed ultima fase, 1952 -1961/1969, si chiariscono le ragioni internazionali per cui fu necessario riaprire la Miniera di Baratti, in aperto contrasto con il piano di ricostruzione della siderurgia nazionale predisposto da Oscar Sinigaglia.
Si comprendono altresì i motivi per cui tra il 1957 e il 1958, nonostante la costruzione dei nuovi altiforni di Piombino (1951, 1956, 1960) e di Cornigliano (1953, 1955), si afferma il disinteresse per le scorie di Baratti.
Le stesse ragioni che spiegano il sorprendente successo della siderurgia nazionale e l’affermarsi del “miracolo economico italiano”. Una fase che si chiuderà nel 1974, a seguito degli effetti della guerra del Kippur sul prezzo e sulla disponibilità del petrolio.
Ricostruzione storica Carlo Pistolesi
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